Giustificare l’ingiustificabile: la propaganda israeliana e occidentale

Mi sono trovato nelle ultime settimane immerso in una serie di ricerche sulla propaganda mediatica, spinto dalla necessità di comprendere come, sistematicamente, ogni azione militare di Israele trovi sempre una sua giustificazione sui media occidentali che plasmano il pensiero collettivo. Non importa quanto grave sia l’azione: che si tratti di scuole rase al suolo, ospedali bombardati, palazzi sventrati – c’è sempre una spiegazione pronta, una giustificazione immediata, un nemico nascosto da colpire.

La verità è che stiamo assistendo a un uso magistrale della propaganda come non si vedeva da decenni. Netanyahu sta sfruttando gli eventi del 7 ottobre esattamente come l’amministrazione Bush utilizzò l’11 settembre: come pretesto per una guerra travolgente, trasformando il mondo intero in un campo di battaglia. Con il suo potere politico che stava scivolando via lo scorso autunno, gli attacchi gli hanno fornito esattamente l’opportunità di cui aveva bisogno. Ha legato la sua sopravvivenza politica alla guerra, vedendola forse come l’ultima possibilità per eliminare definitivamente quello che lui considera il “problema palestinese”.

I media occidentali diffondono sistematicamente una narrazione che favorisce la versione israeliana degli eventi. Lo stato sionista sa perfettamente che la percezione plasma la realtà: mentre commette genocidio e crimini di guerra impunemente, può farlo solo grazie a una potente macchina propagandistica che contrasta ogni condanna internazionale e manifestazione di solidarietà verso i palestinesi. Al centro di questa guerra informativa c’è un obiettivo preciso: disumanizzare i palestinesi e sommergere il dibattito pubblico con accuse infondate e non verificabili.

L’Hasbara, termine ebraico che definisce questa specifica forma di propaganda, è diventata un’arma sofisticata nell’era digitale. Non si limita più alla semplice diffusione di comunicati stampa o dichiarazioni ufficiali: si è evoluta in una rete capillare di video virali, infografiche accattivanti, hashtag strategici, tutti orchestrati dallo stato israeliano per controllare la narrazione globale. Hasbara letteralmente è la dottrina che descrive come gli israeliani devono essere aggressivi nello “spiegare” e giustificare le proprie azioni all’Occidente, per manipolare i suoi avversari e alleati, nazionali e internazionali, affinché servano i suoi obiettivi.

Il governo israeliano ha implementato questa strategia su più fronti per ottenere un sostegno senza precedenti da parte degli Stati Uniti e dei governi occidentali ed europei per una guerra di vasta portata contro l’intera popolazione di Gaza e del Libano. L’opinione collettiva diffusa è che opporsi alla guerra di Israele è antisemita, mettere in discussione le sue affermazioni sugli eventi del 7 ottobre è simile alla negazione dell’Olocausto, protestare contro l’uccisione di massa di civili palestinesi è stare dalla parte di Hamas.

Prendiamo ad esempio la questione degli “scudi umani“. Ogni volta che si registrano vittime civili – e sono tragicamente numerose – la risposta è sempre la stessa: Hamas usa i civili come scudi umani. Scuole, ospedali, quartieri residenziali: tutto viene etichettato come potenziale base militare. Le prove? Foto satellitari impossibili da verificare, confessioni di presunti membri di Hamas, dichiarazioni che nessuno può controllare indipendentemente.

Particolarmente cinico è stato l’uso dell’ordine di evacuazione di massa per Gaza nord: presentato come un gesto umanitario, in realtà ha fornito il pretesto perfetto per intensificare i bombardamenti. Come possono più di un milione di persone evacuare in poche ore, senza mezzi di trasporto, senza carburante, senza un posto dove andare? L’ordine irrealizzabile è diventato la giustificazione per ogni successiva vittima civile: “Li avevamo avvertiti di andarsene.”

La propaganda moderna ha trasformato Israele, una potenza nucleare regionale con il pieno sostegno occidentale, nella vittima perpetua. Nonostante controlli ogni aspetto della vita a Gaza – dall’acqua all’elettricità, dai confini agli aiuti umanitari – continua a presentarsi come minacciata nella sua esistenza. I paralleli tracciati tra Hamas e il nazismo non sono casuali: servono a giustificare una risposta sproporzionata, trasformando le vittime palestinesi in “danni collaterali” necessari nella lotta contro un male assoluto.

Ma la realtà, per quanto distorta dalla propaganda, finisce sempre per emergere. I cadaveri non possono essere nascosti per sempre, la fame forzata di un’intera popolazione non può essere giustificata all’infinito, l’uccisione di massa di bambini non può essere spiegata via con la retorica degli “scudi umani”. Col passare del tempo, le narrazioni mendaci crollano sotto il peso dell’evidenza, rivelando la vera natura di questa guerra e la disperata lotta personale che l’ha scatenata.

Dan ROMEO